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Manovra 2026: gli emendamenti “green” tra casa, imprese e rinnovabili

Dopo la prima “sforbiciata” ai circa 5.700 emendamenti presentati alla Manovra 2026, sul tavolo della Commissione Bilancio del Senato restano circa 400 proposte di modifica. Dentro questo pacchetto si nasconde una parte importante della futura politica energetica italiana: bonus casa, incentivi alle rinnovabili, Transizione 5.0, repowering degli impianti esistenti.

Di seguito gli emendamenti più interessanti per chi si occupa di energia, ambiente e riqualificazione.

Casa ed efficienza energetica: incentivi per giovani e famiglie

Sul fronte edilizio, oltre al discusso tema del condono, spuntano alcune proposte che puntano a spingere la riqualificazione energetica del patrimonio abitativo.

Incentivi per i giovani under 36

Proposta di

  • ridurre il carico fiscale sull’acquisto della prima casa per i giovani under 36 con ISEE fino a 40.000 euro l’anno;
  • vincolare il beneficio alla riqualificazione energetica dell’immobile, con salto di almeno due classi (da certificare tramite APE).

Ritorno del Bonus Case Green

Proposta di:

  • reintrodurre il Bonus Case Green,
  • una detrazione IRPEF del 50% dell’IVA pagata sull’acquisto di case nuove in classe A o B,
  • valida per gli atti di compravendita firmati tra 1° gennaio e 31 dicembre 2026.

Accanto a questo, viene proposta la proroga fino al 2028 del Bonus Casa 50% per le ristrutturazioni delle prime case.

Proroga del bonus elettrodomestici

Sul versante degli apparecchi domestici, proposta di:

  • estendere il bonus elettrodomestici agli anni 2026 e 2027,
  • collegando l’incentivo non solo all’acquisto ma anche al riciclo dei vecchi apparecchi,
  • e incrementando il budget della misura.

Un modo per spingere efficienza energetica anche negli usi quotidiani, non solo nell’involucro edilizio.

Imprese, Transizione 5.0 e nuovi incentivi green

Sul fronte produttivo, gli emendamenti cercano di coniugare competitività e decarbonizzazione.

Credito d’imposta per fotovoltaico sulle PMI

Si punta a:

  • riconoscere un credito d’imposta alle PMI che installano impianti fotovoltaici sui propri edifici e pertinenze.

Il beneficio coprirebbe anche:

  • audit energetici (analisi dettagliata dei consumi dell’impresa),
  • rimozione dell’amianto,
  • sistemi di accumulo abbinati al fotovoltaico.

Con aliquote differenziate:

  • fino a 50 kW80% della spesa;
  • da 51 a 100 kW65%;
  • da 101 a 200 kW50%.

Un incentivo molto generoso, pensato per far fare alle PMI un salto deciso verso l’autoproduzione di energia rinnovabile.

Transizione 5.0 e grandi consumatori di energia

Un emendamento chiede di:

  • aprire gli incentivi Transizione 5.0 anche alle imprese energivore,
  • permettere la cumulabilità del credito d’imposta Transizione 5.0 con i Titoli di Efficienza Energetica (TEE), anche sullo stesso progetto.

L’obiettivo è spingere gli investimenti in efficienza anche nei settori con consumi molto elevati, dove ogni intervento ha un impatto significativo sulle emissioni.

Biocarburanti e Certificati Bianchi

Proposta di:

  • includere nel sistema dei Certificati Bianchi anche i progetti che utilizzano biocarburanti liquidi sostenibili in purezza.

Sarebbe un modo per riconoscere un ruolo più forte ai biocarburanti nella strategia di decarbonizzazione industriale.

Super-ammortamento versione 4.0/5.0

Proposta di:

  • semplificare il sistema di aliquote del super-ammortamento,
  • passare a un regime unico con
  • l’introduzione di un quarto scaglione (oltre i 20 milioni di euro) con una maggiorazione del 100%.

L’idea è rendere più chiaro e attrattivo il quadro per i grandi investimenti in tecnologie 4.0 e 5.0.


Impianti rinnovabili: sanatoria “condizionata” su terreni di uso civico

Un emendamento interviene su un tema delicato: gli impianti rinnovabili realizzati su terreni di demanio civico, spesso oggetto di contenziosi.

La proposta prevede che:

  • gli interventi di revamping (ammodernamento) e repowering (potenziamento) degli impianti FER esistenti,
  • anche se realizzati in passato senza preventiva sdemanializzazione o autorizzazione paesaggistica,

siano considerati consentiti, in nome:

della necessità di accelerare la transizione energetica e del superiore interesse pubblico nazionale ed europeo.

Ma con alcune condizioni importanti:

  • obbligo di rimozione integrale dei manufatti dismessi e delle opere correlate,
  • ripristino dello stato dei luoghi per le aree liberate, che tornano a uso civico,
  • il nuovo impianto deve avere un minore consumo di suolo rispetto al precedente,
  • utilizzo delle migliori tecnologie disponibili e tracciati che limitino l’impatto su altri terreni civici,
  • indennità di esproprio da corrispondere al Comune e vincolata a bilancio.

In sintesi: una sorta di sanatoria “verde”, ma condizionata a un miglioramento effettivo dell’impianto e alla tutela del demanio civico.


In conclusione

Gli emendamenti alla Manovra 2026 legati all’energia disegnano un possibile scenario in cui:

  • la casa diventa sempre più il fulcro di politiche di efficienza e sostegno ai giovani;
  • le imprese, soprattutto le PMI, vengono spinte verso l’autoproduzione da rinnovabili e l’efficienza 5.0;
  • gli impianti esistenti su terreni delicati vengono ricondotti entro un perimetro di regole più chiaro, ma con una forte spinta alla transizione.

Molto dipenderà dall’esito del confronto parlamentare: se queste proposte passeranno, la Manovra 2026 potrebbe rappresentare un tassello importante nel percorso italiano verso una transizione energetica più strutturale e meno frammentata.

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Aree idonee FER: cosa cambia per le Regioni con il nuovo decreto del 21 novembre 2025

Con il decreto-legge n. 175/2025, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 21 novembre, arrivano nuove e importanti disposizioni per le Regioni sull’individuazione delle aree idonee all’installazione di impianti alimentati da fonti rinnovabili (FER).
Il provvedimento aggiorna il decreto legislativo n. 190/2024 e introduce criteri più chiari e uniformi per accelerare lo sviluppo delle rinnovabili, semplificare i procedimenti autorizzativi e garantire maggiore certezza agli operatori.

Agrivoltaico: una definizione più precisa

Tra le novità, viene introdotta la definizione ufficiale di impianto agrivoltaico: un impianto fotovoltaico che garantisce la continuità delle coltivazioni e delle attività pastorali, anche attraverso moduli sollevati da terra, rotazione dei pannelli e tecniche di agricoltura digitale.
Un passaggio atteso, che mira a chiarire cosa sia realmente agrivoltaico e cosa invece debba essere considerato semplice fotovoltaico a terra.

Aree idonee su terraferma: la nuova lista

Il nuovo art. 11-bis identifica con precisione le zone in cui installare impianti FER sarà più semplice e rapido. Tra queste:

  • Siti con impianti già esistenti, quando si interviene per potenziamento o rifacimento (senza aumentare l’area occupata oltre il 20% e mai in terreni agricoli per il fotovoltaico a terra).
  • Aree oggetto di bonifica.
  • Cave e miniere dismesse.
  • Discariche chiuse o ripristinate.
  • Aree delle Ferrovie, delle società autostradali e degli aeroporti.
  • Beni del demanio militare o in uso ai Ministeri dell’Interno e della Giustizia.
  • Aree e immobili statali non destinati alla valorizzazione.

Per il fotovoltaico vengono aggiunte ulteriori aree idonee:

  • interni degli stabilimenti con AIA;
  • aree agricole entro 350 metri da tali impianti;
  • aree lungo le autostrade entro 300 metri;
  • edifici, tetti, parcheggi coperti;
  • laghi di cava, miniere dismesse e invasi idrici;
  • impianti del servizio idrico integrato.

Per gli impianti a biometano, sono idonee anche aree agricole entro 500 metri da zone industriali, artigianali o commerciali.

Aree idonee in mare

Il nuovo art. 11-ter individua due tipologie di aree off-shore:

  • Piattaforme petrolifere dismesse e le zone entro 2 miglia nautiche;
  • Porti, per impianti eolici fino a 100 MW, previo aggiornamento del piano regolatore portuale.

Autorizzazioni più semplici nelle aree idonee

Con l’art. 11-quater, i procedimenti autorizzativi diventano più snelli:

  • il parere paesaggistico è obbligatorio ma non vincolante;
  • se l’ente non risponde entro i termini, il procedimento prosegue;
  • l’iter di autorizzazione si accorcia di un terzo.

Aree UNESCO: limiti confermati

Nelle zone di protezione dei siti UNESCO resta possibile installare impianti FER solo per gli interventi previsti dall’Allegato A al d.lgs. 190/2024.

Una piattaforma digitale per raccogliere tutti i dati

Il decreto stabilisce che un provvedimento del MASE definirà il funzionamento della piattaforma digitale dedicata.
La piattaforma dovrà:

  • raccogliere dati su territorio, superfici, potenziale FER;
  • connettere le informazioni fornite da Regioni e Province autonome;
  • includere un contatore delle superfici agricole utilizzate (SAU) per le rinnovabili, per monitorarne l’impatto.

Obiettivi regionali di potenza FER

Arriva anche un nuovo Allegato C-bis, che suddivide tra le Regioni gli obiettivi annuali di potenza FER da installare, in coerenza con il PNRR.
Un modo per responsabilizzare i territori e garantire un contributo omogeneo alla transizione energetica.

Transizione 5.0: comunicazioni al GSE

Il decreto interviene anche sul credito d’imposta Transizione 5.0, semplificando i termini per correggere o integrare le domande presentate tra il 7 e il 27 novembre 2025.
Le imprese dovranno rispettare scadenze molto strette per non perdere l’accesso al beneficio.

In sintesi

Il nuovo decreto:

  • chiarisce dove installare più velocemente impianti FER;
  • semplifica le autorizzazioni nelle aree idonee;
  • definisce le aree a mare utilizzabili per l’offshore;
  • stabilisce obiettivi regionali vincolanti;
  • aggiorna le regole del credito d’imposta Transizione 5.0.

La Regione Emilia-Romagna, in occasione della programmazione 2025, ha indicato un obiettivo complessivo al 2030: aggiungere circa 6.300 MW di potenza FER rispetto al 1° gennaio 2021. Al 31 marzo 2025 la potenza FER installata nella regione era circa 4.730 MW, pari al 40 % del totale elettrico regionale

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La COP30 e il Clima che Ci Riguarda: La Solita Serie o C’è una Novità?

La COP30 di Belém in Brasile è stata l’ultima, grande riunione mondiale sul clima. Ogni anno, queste conferenze sembrano riproporre lo stessa schema: promettono cambiamenti epocali, ma alla fine le variazioni sono incrementali.

Belém e Italia

Potrebbe sembrare che le discussioni sui diritti umani in Amazzonia o i trilioni di dollari per la finanza climatica non riguardino il nostro Paese o Regione. La Pianura Padana, ad esempio è soggetta a fenomeni climatici complessi che influenzano agricoltura, salute, turismo. L’inerzia globale influisce direttamente:

  • Qualità dell’Aria: scelte di compromesso a livello mondiale sui combustibili fossili si traducono qui in politiche locali più lente e in una lotta più difficile contro l’inquinamento.
  • Agricoltura e Acqua: i grandi Paesi devono trovare accordi per contenere gli effetti di eventi estremi (siccità, alluvioni lampo) mitigando il rischio del settore agricolo e delle risorse idriche.

Chi manca al tavolo e perché è grave

I tre attori che contano di più per le emissioni (Stati Uniti, Cina e India) erano assenti! Quando i grandi emettitori non sono seduti al tavolo, ogni dichiarazione sulla “mobilitazione globale” perde forza. La COP30 non riuscita a decidere misure importanti sul phase-out dai combustibili fossili né a definire impegni finanziari.

L’Azione parte da noi

Di fronte a questa complessità diplomatica, la vera lezione della COP30 (presa in prestito dallo spirito brasiliano di “mutirão”, il lavoro collettivo) è che la vera transizione può partire dai cittadini, dai Comuni, dalle nostre case:

  • Efficienza Energetica: Installare pannelli, isolare casa, usare bene il riscaldamento.
  • Mobilità Sostenibile: Scegliere bici, bus o car-sharing per i piccoli spostamenti.
  • Consumi Consapevoli: Ridurre lo spreco alimentare e differenziare correttamente.

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Riqualificazione energetica e salute: come progettare edifici davvero salubri

Negli ultimi anni si parla sempre più di efficienza energetica, classi energetiche e bonus edilizi. Ma una nuova evidenza scientifica sta emergendo con forza: la qualità degli edifici incide direttamente sulla nostra salute.

Uno studio pubblicato su The Lancet Planetary Health mostra come vivere in case fredde, umide, poco isolate o con impianti obsoleti aumenti il rischio di malattie respiratorie, stress termico, disturbi del sonno, allergie, ansia e altre condizioni che colpiscono soprattutto anziani, bambini e famiglie in difficoltà economica .

La riqualificazione energetica, quindi, non è solo una questione di consumi: è una leva di salute pubblica ed equità sociale.


Edifici e salute: i tre fattori chiave

Secondo l’analisi riportata nel documento:

1. Comfort termico

Case mal isolate generano sbalzi termici che mettono sotto stress cuore e apparato respiratorio.
Pompe di calore e VMC aiutano a stabilizzare il microclima e evitare aggravamenti di patologie croniche.

2. Qualità dell’aria indoor

Umidità, muffe e scarsa ventilazione fanno proliferare acari e inquinanti biologici.
Una VMC con filtri HEPA riduce drasticamente allergeni, VOC e particolato, migliorando la salute respiratoria.

3. Benessere psicologico

Case buie, fredde, rumorose o umide generano stress, ansia e disturbi del sonno.
Un ambiente stabile, luminoso e ben ventilato migliora focus, riposo e percezione di sicurezza.


Come progettare edifici salubri: la strategia integrata

Il documento propone un approccio che supera la semplice “prestazione energetica”.
L’edificio va visto come un ecosistema complesso dove involucro, impianti, luce e acustica lavorano insieme per il benessere umano.

Soluzioni tecniche suggerite

  • Involucro efficiente
    • Isolamento continuo, controllo dei ponti termici
    • Facciate ventilate e frangisole dinamici
    • Infissi ad alte prestazioni con microaerazione
      → Riduzione stress termico, prevenzione muffe, minori allergie
  • Impianti e materiali
    • Pompe di calore con termoregolazione intelligente
    • VMC con recupero di calore e filtri HEPA
    • Materiali certificati, traspiranti e a basse emissioni VOC
      → Migliore qualità dell’aria e microclima più stabile
  • Domotica
    • Sensori ambientali e regolazione automatica
      → Comfort personalizzato, minor stress e menor consumo energetico
  • Illuminazione
    • Luce naturale e LED a spettro controllato
      → Ritmo circadiano equilibrato, migliore qualità del sonno
  • Spazi comuni verdi
    • Verde pensile e illuminazione esterna sicura
      → Benessere psicologico, coesione sociale

Dove intervenire prima

Gli edifici peggiori si concentrano nei quartieri più fragili.
Per massimizzare gli effetti, il documento suggerisce criteri di priorità basati su:

  • vulnerabilità sanitaria (anziani, cronici, densità abitativa)
  • bassa classe energetica
  • scarsa accessibilità ai servizi
  • presenza di minori e famiglie svantaggiate

Le politiche da attivare

Per rendere strutturale questo approccio, servono strumenti e norme aggiornati:

  • Building Renovation Passport con indicatori sanitari, non solo energetici
  • APE evoluto che valuti comfort, aria e acustica
  • Mutui green e incentivi premianti per chi realizza interventi con impatto sulla salute
  • Formazione tecnica su progettazione salubre e bioenergetica

Verso edifici che “respirano”

Il futuro, secondo il documento, saranno involucri adattivi:
facciate intelligenti, vetri elettrocromici, materiali a cambiamento di fase e sensori che regolano luce, calore e aria in tempo reale.

Un edificio che si comporta come un organismo vivo, capace di proteggere e migliorare la salute dei suoi abitanti.

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Bonus Elettrodomestici 2025: al via le domande dal 18 novembre

Voucher fino a 200 euro per chi sostituisce i vecchi elettrodomestici con modelli più efficienti

Dal 18 novembre 2025, a partire dalle ore 7:00, i cittadini potranno richiedere il Bonus Elettrodomestici, il nuovo incentivo del MIMIT pensato per favorire l’acquisto di apparecchi ad alta efficienza energetica.
La domanda si potrà presentare tramite l’app IO oppure sul sito dedicato bonuselettrodomestici.it, accedendo con SPID o Carta d’Identità Elettronica (CIE).

Cos’è il Bonus Elettrodomestici

Il bonus è un voucher rivolto alle persone fisiche che sostituiscono un vecchio elettrodomestico con un modello più efficiente.
L’obiettivo è duplice:

  • ridurre i consumi energetici domestici,
  • favorire il corretto smaltimento degli apparecchi obsoleti.

L’incentivo copre fino al 30% della spesa, con:

  • un massimo di 100 euro a famiglia;
  • fino a 200 euro per i nuclei con ISEE sotto i 25.000 euro.

Per il 2025, lo Stato ha stanziato circa 48 milioni di euro.

La piattaforma è gestita da PagoPA, mentre l’istruttoria delle domande è affidata a Invitalia.


Come richiedere il bonus

Per ottenere il voucher bisogna:

  1. Comprare l’elettrodomestico da un venditore registrato.
  2. Conservare fattura e documento di ritiro del vecchio apparecchio.
  3. Inviare la domanda tramite app IO o sito dedicato.
  4. Dichiarare:
    • di sostituire un apparecchio obsoleto della stessa categoria,
    • il proprio ISEE 2025 valido.

Le domande saranno accettate in ordine cronologico fino a esaurimento fondi.
Se la richiesta viene approvata, l’utente riceve il voucher, valido per 15 giorni, via email o sull’app IO.

Il bonus sarà applicato come sconto diretto o rimborso, a seconda delle procedure attuative. Il venditore riceverà poi il rimborso pari al valore del voucher.


Quali elettrodomestici si possono acquistare?

Il decreto MIMIT individua una lista di grandi elettrodomestici ad alta efficienza, prodotti in stabilimenti UE. Le classi minime richieste sono:

  • Lavatrici / Lavasciuga → classe A
  • Forni → classe A
  • Cappe da cucina → classe B
  • Lavastoviglie → classe C
  • Asciugabiancheria → classe C
  • Frigoriferi e congelatori → classe D
  • Piani cottura → conformi ai requisiti UE

L’elenco aggiornato dei modelli idonei è disponibile sul sito ufficiale.


Perché conviene richiederlo

Il Bonus Elettrodomestici è un’opportunità per:

  • risparmiare sulla spesa iniziale,
  • ridurre i consumi di energia,
  • tagliare i costi in bolletta,
  • sostituire finalmente apparecchi vecchi, rumorosi e poco efficienti.

Un piccolo incentivo che aiuta le famiglie e, allo stesso tempo, sostiene la transizione energetica del Paese.

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Eventi climatici estremi: l’impatto economico nascosto che dura anni

Uno studio della Banca Centrale Europea mostra come ondate di calore, siccità e alluvioni stiano già modificando l’economia delle regioni europee, incidendo su produttività, lavoro e popolazione.

Ondate di calore: meno produttività e più spese di adattamento

Analizzando oltre 1.100 regioni europee (NUTS-3) dal 1995 al 2022, la BCE rileva che le ondate di calore estive riducono il PIL regionale dell’1,4% in quattro anni.
Il calo è dovuto a:

  • minore occupazione e ore lavorate (la produttività dei lavoratori diminuisce con le alte temperature);
  • investimenti “difensivi” in adattamento (climatizzazione, isolamento, infrastrutture) che aumentano il capitale ma abbassano la produttività complessiva (TFP).
    In sostanza, si investe per proteggersi dal caldo, non per crescere.

Le regioni costiere sembrano più resilienti, forse grazie all’influenza del mare o al turismo, mentre quelle interne subiscono perdite più durature.


Siccità: la minaccia più persistente

Le siccità riducono il PIL del 2,4% nei quattro anni successivi all’evento, con effetti gravi su agricoltura e occupazione.
Si osservano:

  • meno investimenti e meno lavoro,
  • emigrazione dalle aree colpite (fino al –4 % della popolazione),
  • caduta della produttività agricola e aumento dei costi per irrigazione e alimentazione del bestiame.

Le aree rurali e a basso reddito risultano più vulnerabili, poiché dispongono di meno risorse per adattarsi.


Alluvioni: ricostruire sì, ma solo dove ci sono soldi

Le alluvioni non mostrano un impatto uniforme.

  • Nelle regioni ricche, stimolano un “boom da ricostruzione”: più investimenti, più produttività e perfino crescita del PIL, grazie alla capacità di “ricostruire meglio”.
  • In quelle più povere, invece, l’assenza di fondi e assicurazioni frena la ripresa: niente investimenti, niente crescita.

Effetti demografici e rischio divergenze

In media, le aree colpite da eventi estremi registrano calo della popolazione e migrazione verso zone più sicure.
Questi movimenti possono accentuare le disuguaglianze regionali: alcune aree si spopolano e perdono produttività, mentre altre attraggono risorse e capitale umano.


Lezione per l’Europa

Il paper conclude che gli eventi climatici estremi non sono solo emergenze ambientali, ma fattori strutturali dell’economia europea.
Se non si rafforzano le politiche di adattamento e finanziamento equo, i rischi climatici potranno aumentare il divario tra regioni ricche e povere, minacciando la coesione e la competitività del continente.

“Non tutti i territori europei possono ricostruire allo stesso modo.
L’accesso al credito e alle risorse sarà il nuovo confine della resilienza climatica.”

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Risparmiare sul riscaldamento: l’app di ENEA che ti aiuta a spendere meno

L’inverno si avvicina e con l’arrivo del freddo tornano anche i dubbi sulle bollette del riscaldamento.
Secondo l’ENEA, la soluzione non è solo abbassare il termostato, ma rendere il sistema più efficiente.
Per questo l’Agenzia nazionale per l’efficienza energetica ha lanciato una nuova app gratuita che permette di calcolare in pochi minuti quanto si può risparmiare passando a una pompa di calore elettrica. La web app è raggiungibile al seguente link: https://www.pdc-tool.enea.it/

Il risparmio? Fino a 400 euro l’anno, a seconda del tipo di impianto e della zona climatica.


Perché conviene passare alla pompa di calore

Negli ultimi anni le pompe di calore sono sempre più diffuse: secondo Istat, il loro utilizzo è cresciuto dell’8% rispetto al 2021, soprattutto nel Nord Italia.
Questi sistemi sfruttano l’energia elettrica per riscaldare (e raffrescare) gli ambienti in modo efficiente e sostenibile, riducendo i consumi di gas e le emissioni.


L’app ENEA: come funziona

L’app è pensata per superare i dubbi e quantificare i vantaggi reali.
Inserendo pochi dati sull’abitazione e sull’impianto esistente, il sistema calcola:

  • il risparmio economico annuo (da 150 a 433 euro l’anno a seconda della zona e del combustibile usato);
  • il taglio delle emissioni di CO₂;
  • la fattibilità tecnica della sostituzione senza modifiche ai radiatori o all’impianto idraulico.

Un esempio? Sostituendo una caldaia a metano con una pompa di calore a Padova si risparmiano circa 150 euro l’anno; con una caldaia a GPL a Catania, il risparmio può arrivare a oltre 400 euro.


Dieci consigli pratici di ENEA per risparmiare in bolletta

Accanto all’app, ENEA propone anche una checklist di 10 buone abitudini per ridurre i consumi senza rinunciare al comfort:

  1. Scegli tecnologie moderne – Pompa di calore, cronotermostati e sensori di presenza.
  2. Fai un check-up dell’abitazione – Pareti e finestre ben isolate riducono i consumi fino al 40%.
  3. Usa la termoregolazione climatica – Adatta la temperatura interna alle condizioni esterne.
  4. Monitora i consumi – Contatori intelligenti e app di controllo aiutano a individuare sprechi.
  5. Manutenzione regolare – Un impianto pulito e calibrato consuma meno e inquina meno.
  6. Non superare i 19°C – Ogni grado in meno taglia il 10% dei consumi.
  7. Chiudi le persiane di notte – Eviti dispersioni di calore.
  8. Non coprire i radiatori – Lascia libero il flusso d’aria per una diffusione uniforme del calore.
  9. Arieggia bene ma per poco tempo – Bastano 5 minuti per cambiare aria senza disperdere calore.
  10. Installa valvole termostatiche – Obbligatorie nei condomini, riducono i consumi fino al 20%.

https://www.pdc-tool.enea.it/

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BCE: mutui più difficili per le case a rischio climatico

Chi sceglie abitazioni efficienti ottiene condizioni migliori e mutui “green”

Comprare casa oggi non significa solo scegliere la posizione o il numero di stanze.
Anche l’efficienza energetica e la resilienza climatica stanno diventando fattori decisivi per le banche.

Secondo il quinto bollettino economico 2025 della BCE, ottenere un mutuo sarà sempre più facile per chi acquista abitazioni di classe energetica alta (A o B) e più difficile per chi sceglie immobili poco efficienti o in aree esposte a rischi ambientali.


Case efficienti, mutui più leggeri

Negli ultimi dodici mesi, la BCE segnala che le banche hanno alleggerito i criteri per i mutui destinati a edifici con alte prestazioni energetiche e, al contrario, inasprito le condizioni per quelli con consumi elevati.
In pratica, chi compra una casa “green” può ottenere tassi più bassi e rate più leggere, anche grazie ai cosiddetti mutui green.

E il risparmio è concreto: un mutuo “verde” a tasso fisso può far risparmiare fino a 4.500 euro in 25 anni rispetto a un mutuo tradizionale.
Le migliori offerte partono da un Tan del 2,75% contro il 2,98% medio delle case in classe C-G.


Il rischio climatico pesa sui prestiti

Il clima entra anche nel mondo della finanza: la BCE sottolinea che eventi meteo estremi, come alluvioni o ondate di calore, possono influire sulla solidità degli immobili e sulla capacità di rimborso dei prestiti.
Per questo le case in zone a rischio subiscono un inasprimento dei tassi o una maggiore difficoltà di accesso al credito.

Le banche, d’altra parte, stanno favorendo gli investimenti in efficienza energetica con tassi agevolati, premiando chi contribuisce a ridurre emissioni e consumi.


Scegliere un mutuo green conviene

Un mutuo green non è solo più vantaggioso dal punto di vista economico, ma anche una scelta in linea con la transizione ecologica.
Sempre più istituti di credito offrono sconti sul tasso per chi acquista o ristruttura un’abitazione sostenibile: una casa che consuma meno, inquina meno e vale di più nel tempo.


In sintesi

  • Le banche europee favoriscono sempre più chi acquista case efficienti e sicure dal punto di vista climatico.
  • Gli immobili di classe A o B accedono più facilmente a mutui green con tassi più bassi.
  • Le abitazioni a bassa efficienza o in zone a rischio affrontano criteri più rigidi e costi maggiori.
  • Il risparmio medio su un mutuo green può superare i 4.500 euro in 25 anni.

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Progettazione biofilica: migliorare gli edifici con una progettazione mirata all’inserimento di elementi naturali

C’è una nuova frontiera nell’architettura sostenibile: si chiama progettazione biofilica.
Non è una moda “verde”, ma una filosofia concreta che unisce benessere, sostenibilità e valore immobiliare. L’idea è semplice quanto rivoluzionaria: riportare la natura negli spazi in cui viviamo, studiamo e lavoriamo.

Oggi trascorriamo oltre il 90% del nostro tempo in ambienti chiusi. Eppure, il contatto con la luce, il verde, l’acqua e i materiali naturali riduce stress, migliora l’umore e aumenta la concentrazione. Gli studi lo confermano: gli ambienti biofilici abbassano i livelli di cortisolo, migliorano l’apprendimento del 20%, la produttività fino all’11% e persino il recupero post-operatorio negli ospedali.

Ma la biofilia non è solo benessere: è anche un investimento intelligente. Gli edifici che integrano la natura valgono di più, si affittano più facilmente e riducono i costi energetici. La vegetazione aiuta a regolare il microclima, abbassando le temperature urbane di 2-4°C e migliorando la qualità dell’aria.

La progettazione biofilica è già riconosciuta dai principali protocolli internazionali:

  • LEED v5 valuta l’esperienza degli occupanti e premia la connessione visiva con la natura.
  • WELL v2 include la biofilia nella categoria Mind, come fattore di salute mentale e identità del luogo.
  • Living Building Challenge 4.0 la considera un requisito obbligatorio per creare edifici rigenerativi e belli.
  • BREEAM v6 la integra nei criteri di comfort visivo, acustico e biodiversità.

In sintesi, la biofilia non è solo una scelta estetica: è una strategia di rigenerazione urbana e una risposta al nostro bisogno più profondo — quello di riconnetterci con la natura anche nel cuore delle città.
Perché un edificio sostenibile non è solo efficiente, ma anche capace di farci stare bene.

Esempi di applicazione (l’applicabilità al caso specifico va verificata con progettisti qualificati)

Uffici con pareti vegetali, luce naturale e materiali bio-compatibili
Ad esempio uno spazio di lavoro moderno con pareti intera ricoperte da piante (una “living wall”), grandi vetrate fanno entrare la luce diretta, e mobili in legno naturale e tessuti non trattati. In queste condizioni, la vegetazione non è solo decorazione: migliora la qualità dell’aria riducendo VOC e polveri, attenua rumore e riverberi, crea un microclima più mite riducendo la necessità di climatizzazione. Studi mostrano che impiegati che operano in ambienti arricchiti con piante mostrano maggiore concentrazione, minor stress e perfino riduzione delle assenze per malattia.
Inoltre, gli elementi naturali aiutano l’umore e la creatività.

Scuole e ambienti educativi con cortili verdi, materiali naturali e spazi che stimolano la curiosità
In un contesto scolastico, la progettazione biofilica può includere ampie finestre con vista sul paesaggio, aree esterne con vegetazione accessibili agli studenti, pavimenti in legno, colori caldi e percorsi visivi che richiamano la natura. Le ricerche indicano che queste scelte migliorano la capacità di attenzione, favoriscono un clima emotivo più sereno e riducono lo stress tra studenti e insegnanti.

Ospedali e strutture sanitarie con giardini terapeutici e paesaggi che aiutano la guarigione
Nei luoghi della cura, la biofilia assume un ruolo fondamentale: spazi interni ed esterni progettati per favorire la serenità (es. giardini interni visibili dalle camere, piante, materiali tattili e naturali) si traducono in migliori esiti clinici e recupero accelerato. La ricerca nel settore sanitario mostra che la connessione visiva o fisica con la natura riduce ansia, dolore percepito e durata del ricovero. (Questo principio si applica anche ad ambienti residenziali o di lungo-degenza).

Quartieri rigenerati con alberature, tetti verdi e spazi aperti che mitigano l’isola di calore urbana
Quartieri urbani riqualificati con tetti piani verdi, strade alberate e viabilità riservata a pedoni. Queste soluzioni lavorano su microclima, qualità dell’aria, comfort termico estivo e città-resilienza: la vegetazione riduce la temperatura dell’ambiente urbano anche di 2 °C, aumenta la biodiversità, assorbe CO₂ e migliora la percezione dello spazio da parte dei cittadini.

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WELL Building: edifici diventano alleati del benessere

Negli ultimi anni abbiamo imparato quanto sono importanti gli spazi che viviamo per stare bene.
Non parliamo più solo di acqua potabile, elettricità o riscaldamento, ma di una nuove esigenze: spazi capaci di migliorare la salute, la concentrazione e il benessere di chi li vive ogni giorno.

È qui che entra in gioco il protocollo WELL, una certificazione internazionale che misura quanto un edificio sia davvero “a misura d’uomo”.


Che cos’è il protocollo WELL

WELL https://www.wellcertified.com/ è il primo sistema di certificazione che mette le persone al centro del progetto edilizio.
Non valuta solo quanto un edificio sia efficiente dal punto di vista energetico o sostenibile, ma quanto contribuisca al benessere fisico e mentale di chi lo abita o lo frequenta.

Il protocollo si articola in 10 aree tematiche, che toccano ogni aspetto della vita quotidiana:

  • Aria e acqua: garantire qualità e purezza per respirare e bere in sicurezza;
  • Luce e comfort termico: progettare ambienti equilibrati, piacevoli e produttivi;
  • Suono e materiali: ridurre stress, rumori e sostanze nocive;
  • Movimento e nutrizione: incoraggiare abitudini sane e attive;
  • Mente e comunità: promuovere benessere psicologico, inclusione e relazioni positive.

Gli edifici come “organismi viventi”

Un edificio certificato WELL si adatta e protegge chi lo vive.
Grazie a un attento controllo dell’aria, della luce e del rumore, diventa un ambiente che migliora la salute e la concentrazione.
Le ricerche dell’International WELL Building Institute mostrano che in edifici certificati:

  • la soddisfazione delle persone cresce di circa il 30%;
  • la produttività aumenta fino al 6%;
  • i problemi legati a stress, assenze e malessere diminuiscono sensibilmente.

WELL e il mondo dell’energia

Il protocollo WELL non è solo “comfort”: è anche energia gestita in modo intelligente.
Gestire bene la luce naturale, la ventilazione e la temperatura significa consumare meno e vivere meglio.
WELL completa così gli strumenti di efficienza energetica: non basta risparmiare energia, bisogna usarla per migliorare la vita delle persone.
La vera sostenibilità è quella che unisce performance tecnica e benessere umano.


WELL anche per le case

Oggi WELL entra anche nel mondo residenziale con il programma WELL for Residential, che adatta i suoi principi agli ambienti domestici.
L’obiettivo: creare abitazioni dove aria, luce, silenzio e comfort non siano un lusso, ma una condizione di base per vivere meglio ogni giorno.
Una casa WELL è una casa che fa bene a chi la abita.


In sintesi

Un edificio non è solo un involucro, ma un ecosistema in cui la salute delle persone e sostenibilità si incontrano.

WELL rappresenta un passo decisivo nella transizione ecologica “umana”: quella che affianca tecnologie a spazi salubri, inclusivi e luminosi.
Costruire bene oggi significa consumare meno energia e generare più benessere.


Altri protocolli di riferimento a livello globale

  • LEED (Leadership in Energy and Environmental Design): valuta l’efficienza energetica, l’uso razionale dell’acqua e la qualità ambientale interna. È la certificazione green più diffusa al mondo e un riferimento per l’edilizia sostenibile.
  • BREEAM (Building Research Establishment Environmental Assessment Method): di origine britannica, analizza energia, trasporti, materiali, salute e benessere. È molto utilizzata in Europa per edifici e quartieri sostenibili.
  • Living Building Challenge (LBC): è lo standard più ambizioso: richiede edifici a impatto positivo, che producano più energia e acqua di quanta ne consumino, integrando bellezza, equità e connessione con la natura.